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Edilizia

Secondo le ultime previsioni della Commissione europea Italia e Regno Unito sono le economie con il più basso tasso di crescita nell’Unione europea.

Perché l’Italia cresce meno degli altri paesi? L’algebra del PIL è stringente, con il tasso di crescita che dipende dall’andamento di tre variabili: la popolazione, il tasso di occupazione e la produttività del lavoro. In un quadro demografico che negli ultimi anni è stagnante, l’Italia registra un aumento del tasso di occupazione mentre la produttività diminuisce. Dal 2000 al 2016 il tasso di occupazione in Italia sale di 4,7 punti, non distante dall’aumento di 5,2 punti dell’Euro zona; nello stesso periodo la produttività reale in Italia scende del 6,1% mentre sale del 9,6% nell’Euro zona e, in particolare, cresce con un ritmo a doppia cifra in Spagna (+12,0%), Francia (+11,4%) e Germania (+10,8%).

Il basso profilo della produttività in Italia è la combinazione di andamenti settoriali divergenti: mentre dal 2000 il valore aggiunto per ora lavorata sale del 16,1% nel settore Manifatturiero, questo indicatore registra una riduzione del 4,5% nei Servizi e addirittura del 15,9% nelle Costruzioni, settore colpito da una lunga e profonda crisi. La competizione sui mercati internazionali ha costretto le imprese manifatturiere a consistenti aumenti di efficienza mentre il comparto del terziario, meno esposto alla concorrenza estera, ha ridotto la capacità di creare valore per unità di input di lavoro.

L’analisi dei dati provvisori dei conti nazionali rilasciati dell’Istat giovedì scorso consente di fare alcune valutazioni sulle più recenti tendenze della crescita economica e della produttività. Nel 2017 l’economia italiana registra un aumento del valore aggiunto dell’1,4%, con un maggiore dinamismo del comparto Manifatturiero (+2,0%) mentre i Servizi crescono in linea con la media (+1,5%) e le Costruzioni registrano un ritardo della ripresa (+0,8%).

Nel corso del 2017 cresce anche l’occupazione: le unità di lavoro standard nel totale economia salgono dello 0,9%, con un incremento più marcato per il Manifatturiero (+1,4%), seguito dalle Costruzioni (+1,1%) e dai Servizi (+1,0%). La combinazione degli andamenti del valore aggiunto e dell’occupazione determina nel 2017 un effetto positivo sulla produttività per il totale dell’economia che cresce dello 0,5%. La crescita degli investimenti e l’intensificazione della digitalizzazione dei processi produttivi manifesta effetti positivi sull’efficienza delle imprese italiane: uno spunto positivo della produttività si registra nel Manifatturiero (+0,7%) e nei Servizi (+0,5%) mentre un ritmo di crescita degli occupati superiore a quello del valore aggiunto determina una riduzione della produttività (-0,3%) nel comparto dell’edilizia.

La necessità di mantenere la competitività sui mercati internazionali, il riposizionamento conseguente agli effetti della Grande Crisi e la digitalizzazione dei processi produttivi hanno profondamente modificato la capacità di generare valore nel comparto manifatturiero, con effetti rilevanti anche sulle Micro e Piccole imprese manifatturiere. Ottima, infatti, la performance nel lungo periodo (2010-2015) della produttività delle Micro e Piccole imprese manifatturiere italiane, con il valore aggiunto per addetto che sale del 16,8%, ritmo superiore rispetto a quello delle imprese medio-grandi in Italia (11,8%). L’aumento della produttività delle piccole imprese in Italia è più ampio tra i principali paesi dell’UE: nel dettaglio il valore aggiunto per addetto delle piccole imprese sale del 13,1% in Francia, del 9,6% in Germania, del 4,1% in Regno Unito e del 2,2% in Spagna.