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Donne impresa

La nostra società è ancora caratterizzata dalla centralità del lavoro remunerato rispetto a quello non remunerato.

Il tempo di cura per anziani o figli non viene valutato e questo squilibrio conduce inevitabilmente verso una profonda disuguaglianza di genere: le donne continuano, troppo spesso, a costrette a scegliere se investire nel lavoro o nella famiglia.

È questo uno dei temi affrontati nel corso del meeting formativo di Donne Impresa, realizzato a Roma a fine febbraio. La bassa partecipazione delle donne al mercato del lavoro è dovuta alla difficoltà di conciliare gli impegni familiari e lavorativi. Tre elementi, in particolare, sembrano frenare l’occupazione femminile: l’inadeguatezza dei servizi pubblici per l’infanzia; la scarsità degli strumenti di sostegno alla maternità forniti dalle imprese; la debolezza delle reti informali, che non riescono più a assistere e sostenere la famiglia come in passato. l tema del welfare aziendale risulta essere sempre più rilevante, come evidenziato da uno dei relatori intervenuti alla due giorni, Emmanuele Pavolini che individua la necessità di un clima e una cultura attente alle esigenze dei dipendenti. Secondo Pavolini, è indispensabile coniugare l’attenzione all’efficienza e alla competitività con il benessere per i dipendenti. L’attuale dibattito sul welfare aziendale in Italia sta aiutando a mettere a fuoco il problema ma è necessario che la legislazione allarghi i provvedimenti previsti per i dipendenti anche ai lavoratori autonomi e agli imprenditori. Per il relatore siamo entrati in una fase in cui l’unica vera grande chance di promuovere politiche per la conciliazione deriva dalla capacità di creare coalizioni fra attori politici, economici e sociali diversi. Il tasso di partecipazione delle donne al mercato del lavoro è collegato all’attuale legislazione sulla conciliazione vita-lavoro. In particolare, l’occupazione femminile risente dell’incompleta applicazione della Legge 53/2000 (cioè della principale legge che regolamenta i congedi parentali e familiari non obbligatori e che definisce alcune diposizioni a sostegno della genitorialità dei lavoratori e delle lavoratrici), la quale non è mai stata promossa e sostenuta adeguatamente.